Lezioni di organetto diatonico

Roberto Lucanero

L’organetto diatonico ha il suo più importante e tradizionale centro produttivo in Italia, nelle Marche, nella Val Musone, precisamente nel territorio di Castelfidardo e Recanati. Dopo aver lavorato in passato all’interno di fabbriche di fisarmoniche e organetti, oggi la mia attività principale è quella di far sì che la Val Musone divenga anche un importante centro culturale dell’organetto anzi che ritorni ad esserlo. Infatti se oggi l’organetto è diffusissimo e tradizionale ad esempio in Bretagna, Irlanda e nei Paesi Baschi (con le tipiche varianti organologiche locali), bisogna essere coscienti del fatto che quando in questi luoghi il nostro strumento doveva ancora arrivare o doveva ancora diffondersi così capillarmente, nella mia terra, nelle Marche, già era lo strumento principale della musica tradizionale ed era presente in moltissime famiglie contadine assieme agli strumenti di lavoro e agli oggetti rituali. Ad un certo punto da noi il flusso della tradizione si è affievolito, a volte si è interrotto, ed il folk revival storico della regione ha avuto altri obiettivi, sicuramente non quello di far riprendere vigore a questo fluire della tradizione tramite l’organetto. Quello che sto facendo da qualche anno è proprio questo, cercare di rinvigorire la nostra antica tradizione relativa agli organetti ma anche agli … organettisti. Attualmente tengo lezioni di organetto presso la Civica Scuola di Musica “Paolo Soprani” di Castelfidardo: nessun altro luogo sarebbe più evocativo di questo per un corso di organetto! Il mio corso inoltre è il primo ad essere istituito ufficialmente a Castelfidardo. Nelle lezioni percorro con i miei allievi tre strade: quella empirica e tradizionale dell’approccio istintivo e gestuale all’organetto; quella pragmatica dell’uso di tutte le intavolature più diffuse negli ultimi anni in ambito internazionale; quella classica della lettura musicale su pentagramma e della conoscenza teorico pratica di quello che si può fare con lo strumento, a prescindere da quello che normalmente si fa.
Mi piace dire - divertendomi nel tradurre letteralmente in italiano dei termini utilizzati in altre lingue per indicare l’atto del produrre suoni - che i miei allievi devono saper fare quanto segue:

  1. Toccare (da tocar, spagnolo): ovvero devono saper mettere le mani al posto giusto sfruttando subito i “fraseggi idiomatici” dello strumento a prescindere da qualsiasi altra conoscenza;
  2. Giocare (da jouer, francese): ovvero devono imparare a divertirsi ed a far divertire con lo strumento, eseguendo in poco tempo brani funzionali al raggiungimento di tale scopo, magari grazie all’aiuto di uno schema (l’intavolatura);
  3. Suonare (italiano): ovvero devono divenire ben presto coscienti di quello che stanno facendo, musicalmente e filosoficamente. La musica è l’arte dei suoni, per questo in italiano si usa il verbo suonare per indicare il produrre musica con uno strumento. La musica è una delle sette arti liberali che si contrappongono a quelle meccaniche. E’ un’arte tradizionale in quanto ha bisogno di un maestro che la trasmetta ad un allievo (questo anche nella musica classica, non solo in quella popolare) ma è essenzialmente un’arte dell’intelletto: il maestro deve quindi trasmettere una conoscenza su più livelli.


Per far musica con l’organetto dunque i miei allievi dovranno seguire le tre strade, i tre approcci, con lo stesso impegno in ciascuno dei tre, senza perdersi soltanto in uno di questi. I “canti delle sirene” che tentano di portare gli organettisti, semplificando e sminuendo il loro cammino, verso una sola delle strade sono tanti e forti. Io e i miei allievi abbiamo altre mete raggiungibili solo con la triplice strada, con il triplice passo e ci incamminiamo sicuri nel nostro viaggio. Oltre all’insegnamento presso la Civica Scuola di Musica “Paolo Soprani” di Castelfidardo (con lezioni settimanali, individuali e repertorio da concordare con l’allievo), sono attivo anche in vari festival di musica tradizionale dando lezioni individuali o collettive, in forma di seminario, in cui abitualmente propongo il repertorio tradizionale marchigiano per organetto diatonico.